Be Unwelcome Or Die, ma qui gli Unwelcome sono i benvenuti.
Le influenze spesso determinano molto nel sound e nella composizione di una band. Quando queste influenze rasentano l’infinito, però, può nascere qualcosa di personale e riconoscibile.
È il caso degli Unwelcome, che dal lontano 1994, anno della creazione del gruppo, cercano di comporre cose nuove e originali.
Il loro è un crossover che mischia tutte le esperienze dei singoli elementi, che convergono in un progetto che, dai primi ascolti, si percepisce come molto personale.
Be Unwelcome Or Die (Ammonia records) è l’ultimo album della heavy rock band piemontese Unwelcome (leggi qui l’intervista alla band). Il lavoro, composto da undici tracce di heavy rock, rappresenta il ritorno sulla lunga distanza per una delle band cardine del movimento crossover italiano di fine anni ‘90.
La band piemontese, che durante il lockdown aveva pubblicato il singolo Colors of War a supporto della protesta Black Lives Matter, ha sfruttato questo periodo per completare le nuove canzoni. Anticipato dai singoli “The Dobermann” e “Drive”, quest’ultimo cover dell’intramontabile capolavoro dei R.E.M., l’album porta a compimento il percorso di crescita degli Unwelcome, iniziato con un crossover per poi trasformarsi in suono moderno e completo.
Il disco è stato prodotto, registrato, mixato e masterizzato dal cantante Andrea al TheCave nell’estate del 2021.
La band è composta da Andrea: voci, chitarra, basso, tastiere. Livio: chitarre. Maxim: batteria. Casci: basso. Copertina e grafiche di Valerio Berruti.
Ne esce un lavoro ben fatto e, proprio per la varietà delle canzoni che non risulta però fine a se stessa, è apprezzabile dagli amanti di vari generi musicali. Proponiamo quindi un track by track delle 11 tracce che compongono Be Unwelcome Or Die.
Thisisus
La traccia che apre il disco serve a sintonizzare l’ascoltatore, ma in realtà le frequenze all’interno del disco saranno molte. Intanto l’approccio è di quelli belli potenti e allo stesso tempo acidi: dal basso che pulsa quasi a ritmo cardiaco rilassato – e che bisogna dire ha un bel sound – alla voce di Andrea che danza e si intreccia, fino alla tachicardia della potenza sonora che l’intera band è in grado di sprigionare nel suo insieme. Il tutto si sposa bene per quella può essere considerata quasi più una intro che una canzone vera e propria, ma che funziona e fa capire in che mondo siamo proiettati. Voto: 7,5.
Freejazzpunkblahblah
Forse il pezzo più pazzo, ma anche tra i più belli dell’album. Anche qua bisogna fare i complimenti alla sezione ritmica, sempre molto presente e centrata, mentre la chitarra porta in melodie arpeggiate e distorte sulla strofa, per poi ingigantirsi nelle parti più incisive. Qui il cantante … mostra ancora un cantato acido e paranoico, salvo poi salire di giri e di potenza ai limiti del growl nel ritornello. L’intermezzo acid jazz con il sassofono spiazza, specialmente al primo ascolto. Ed è per questo che piace ed è apprezzato. Insomma, il pezzo incarna tutto l’estro e la fantasia degli Unwelcome e merita un bel voto: 8,5.
Sick&Destroy
Un pezzo che trasuda rabbia e voglia di ribellione. Due minuti e mezzo in cui gli Unwelcome pestano sugli strumenti lasciando trasparire la loro attitudine variegata, grazie agli intermezzi arpeggiati misti alle accelerazioni cassa-rullante quasi tipiche del punk. E con un cantato rabbioso che porta una certa dose di grinta anche a chi ascolta. Voto: 6,5.
Gap
Si entra nei ranghi dell’alternative rock con un pezzo dalle tinte molto “stars and stripes”. Anche qui si nota la grande varietà di stili che gli Unwelcome mettono in campo, pur mantenendo il loro sound apprezzato anche nelle tracce precedenti. Anche se, a dirla tutta, appare come la traccia forse meno ispirata del lotto. Voto: 6.
The Dobermann
Come suggerisce il titolo, qui ci accoglie il ruggito di un Dobermann, mentre il rullante apre ad un cantato ipnotico e quasi sussurrato, ammantato da strumenti effettati e un ritmo avvolgente. E l’inciso è di nuovo rabbioso e coinvolgente. Pezzo ben fatto e che si ascolta con piacere, tra i più riusciti di Be Unwelcome Or Die. Voto: 8,5.
Plan-B
La velocità diminuisce, ma non il patos. Qui è il riff di chitarra a farla da padrone, armonizzato alla perfezione. La voce rimane quasi in secondo piano, molto parlato, dando spazio all’emozione strumentale. Voto: 7.
Pressing Walter
Un arpeggio crunchato apre ad un nuovo cantato acido, prima di tornare a spingere con il muro sonoro imposto dagli Unwelcome. Apprezzabile anche l’intermezzo bassistico che apre ad un bridge molto ispirato e fa alzare il giudizio complessivo del pezzo, che si chiude poi con un nuovo arpeggio. Voto: 7,5.
Btn
Ancora una volta la sezione ritmica torna protagonista, con una batteria ritmata e un basso bello potente che cattura l’attenzione per tutto il pezzo. Il cambio di marcia arriva nel ritornello, bello potente e aggressivo come ormai gli Unwelcome hanno abituato in questo Be Unwelcome Or Die. Voto: 6,5.
Drive
Qui si parla di una cover di gruppo intramontabile come i R.E.M. E anticipiamo che ci è piaciuta. Intro di basso di pochi secondi e poi via verso una traccia che si potrebbe ascoltare in macchina a 130 all’ora. Basta chiudere gli occhi per ritrovarsi sulla Route 66 o su un’altra di quelle iconiche strade americane. E infatti la canzone si chiama Drive non a caso. Pezzo riarrangiato sulle sonorità degli Unwelcome che fa il suo lavoro in pieno, tra i più riusciti di questo Be Unwelcome Or Die. Voto: 8,5.
Beautiful
Ritmi stoppati e un cantato arrabbiato: qui la grinta torna a farla da padrona, ma gli Unwelcome non disdegnano i loro cambi di ritmo a cui ormai ci hanno abituato. Ben realizzati in questa Beautiful, che merita un buon giudizio. Bello anche il solo centrale, uno dei pochi realizzati in Be Unwelcome Or Die, come i tempi moderni ormai (opinabilmente) richiedono. Voto: 7.
Judah Knows
Be Unwelcome Or Die si chiude con questa traccia riflessiva e introspettiva. Giusta la scelta di posizionare alla fine un pezzo come questo, che invita però a ragionare e trasporta verso altri lidi. Voto: 6,5.
Giudizio finale.
Be Unwelcome Or Die è un bel disco. Si lascia ascoltare e riascoltare senza annoiare e questo, per una band, è già di per sé un complimento. Pochi passaggi a vuoto e un sound molto ben riconoscibile, nel quale si possono ammirare le molte sfaccettature di una band che, nonostante le tantissime influenze tutte diverse tra loro, sa quello che vuole. Il risultato è un buon prodotto che può piacere molto agli amanti del genere e, in certe occasioni, anche a chi questo tipo di musica piace meno, come nel caso della cover di Drive e dell’inedita The Dobermann.
Voto finale: 73.