
Incontriamo Lita Ford per l’intervista dopo lo show di sabato scorso, si è appena cambiata, ha sempre i capelli bagnati ed è ovviamente stanca, ma per tutto il tempo che ha parlato con noi non ha mai smesso di sorridere ed essere gentile e disponibile.
Ecco cosa ci ha raccontato:
Ti ho visto dal vivo a Firenze nel 1988 con i Bon Jovi nel tour di New Jersey. Avevo 16 anni, proprio come te quando hai iniziato a suonare la chitarra con le Runaways. Ad oggi quale consiglio daresti ad una ragazza che vorrebbe sognare un futuro nella musica?
Per una ragazza che vuole iniziare a suonare seriamente sarebbe una buona cosa seguire l’esempio dei propri idoli. Se non sai ancora chi sei veramente, perché sei ancora così giovane come musicista e performer, hai bisogno di una guida da parte di qualcuno.
Per me ha funzionato avere un musicista preferito, un modello da seguire come un esempio, almeno per iniziare. Per me è stato Ritchie Blackmore. Lui è stato uno dei miei idoli, ma anche Tony Iommi dei Black Sababth.
Quando abbiamo iniziato con le Runaways avevamo solo 16-17 anni e il nostro manager Kim Fowley continuava a ripetermi “Tu non sei Ritchie Blackmore!”.
L’idolo di Cherie (Currie) era David Bowie e quello di Joan (Jett) era Suzi Quatro. Quindi si, avevamo tutte i nostri idoli e il nostro manager continuava ad urlarci contro che non eravamo come loro.
Ma noi continuavamo a seguirli e ci davano sempre nuove idee per il nostro materiale. Devi prendere quelle idee e farle tue. Quindi ecco, è giusto avere qualcuno da seguire. E anche musicalmente, se ti piace una canzone o un pezzo di chitarra, dovresti imparare da queste e farne le basi per il tuo stile.
Lita Ford nasce come chitarrista, ma quando e perché hai deciso o hai capito che era anche il momento di cantare?
Sai, non trovavo nessuno che lo facesse (ride). Seriamente, ho fatto delle audizioni ad alcuni cantanti negli anni ’80 ma poi ho pensato che avrei dovuto farlo da me.
Hai quindi preso anche lezioni di canto?
Si certo, ma sai, le lezioni mi hanno solo confuso, perché non riuscivo davvero a capire cosa volesse insegnarmi la vocal coach. Ho cercato di capire il senso di ciò che lei stava cercando di insegnarmi e semplicemente non funzionava.
Così decisi che non potevo farlo a modo suo, ma dovevo trovare uno stile tutto mio. Adesso però penso di aver capito cosa cercava di dirmi, dopo tutti questi anni. Ora lo capisco, ma non andava bene per me allora.
Perché hai sentito il bisogno di scrivere la tua autobiografia?
Ho pensato che la gente dovesse sapere tutto quello che ho passato. Ci sono molte cose che non sono in quel libro ovviamente, ma ho creduto che specialmente le donne, musiciste, dovessero sapere che nella mia vita non è stato tutto facile.
E’ stata una battaglia. Sono stata buttata a terra qualche volta, da persone potenti. E tu devi comunque andare avanti.
Devi dire ‘fottiti’ e non permettere a nessuno di calpestarti solo perchè sei una donna, o perché sei meglio di loro, o perché vogliono i tuoi soldi, o qualsiasi sia il motivo.
C’e sempre qualche demone nella tua vita, e quel libro fa capire alle persone tutte le lotte che ho dovuto affrontare.
Quindi anche tu in quanto Lita Ford come esempio da seguire hai voluto far capire che non è tutto così bello come sembra, ma hai raccontato anche tutto il marcio che c’è dietro.
Si esattamente, non c’è solo il bene, ma ho voluto raccontare anche tutto il male. E spero di esserci riuscita! Però mi sono anche divertita tantissimo eh….e ancora mi diverto! (ride)
Sei la padrona indiscussa del palcoscenico da tanto tempo. Provi sempre le stesse emozioni che provavi all’inizio o qualcosa è cambiato, nel bene o nel male?
Amo la mia band ed è bellissimo essere sul palco con questi ragazzi. Loro mi coprono sempre le spalle. Se a volte sono stanca, o mi fa male la gola, o ho le dita doloranti, so che posso sempre contare su di loro, mi dà forza sapere che ci sono.
Mi diverto tanto con loro, sono dei grandi musicisti, delle vere rock stars, e portano così tanta energia e potenza e conoscenza on stage. E’ un grande onore e adesso sento di vivere il palco proprio come voglio.
Sarai in tour fino a questa estate con Alice Cooper, pensi che canterai con lui ‘Only women bleed’ come stasera?
Oh, lo spero tanto! Sarebbe fantastico!
Si sarebbe bellissimo! Ma la domanda in realtà è: alla fine del tour che cosa farai? Hai idee, progetti, obiettivi ancora da raggiungere?
Si, abbiamo scritto un nuovo album ed è quasi finito. Sarà completato entro febbraio. Ed è fottutamente fantastico! Ci sono voluti decenni per la realizzazione, avevo alcuni titoli pronti dal 1980-82 e ci ho riflettuto sopra per tutto questo tempo.
Ora finalmente ho scritto le canzoni e le ho fatte vivere come desideravo. Ma il produttore vive dalla parte opposta degli Stati Uniti, io vivo sulla west coast e lui sulla east coast.
Quindi ogni volta che volevo registrare con lui, dovevo essere sicura che potesse essere presente. Dovevo farmi sei ore di aereo per andare a casa sua ed è stato un problema. Sono contenta che sia finito. Ora inizia la parte divertente.
Come curiosità personale, in quando grande fan di Ozzy Osbourne, devo chiederti come è nata ‘Close my eyes forever’
Oh! Sharon (Osbourne) era la mia manager, lo sapevi? Eravamo molto amiche, stavamo registrando a Los Angeles e una volta lei venne allo studio con Ozzy.
Per fartela breve io e Ozzy abbiamo iniziato a bere vino, Sharon si annoiava e se ne andò lasciando Ozzy allo studio, e così semplicemente abbiamo scritto ‘Close my eyes forever’.
Mi ricordo solo che la canzone era finita e Ozzy esclamò ‘Oh no! Maledizione! Devo tornare a casa, puoi guidare te?’ ‘Fanculo Ozzy, no, non ce la faccio a guidare!’. Eravamo così ubriachi! Ma avevamo una nuova canzone, una bellissima canzone!
Come ultima domanda hai un artista o chitarrista che ti piace particolarmente, di cui sei tu stessa una fan?
Mmmm…a casa ascolto ogni genere di musica. Whitesnake, Van Halen, Def Leppard, Mötley Crüe sono tutti nella mia playlist personale.
Forse il più grande chitarrista potrebbe essere stato Eddie Van Halen, ma adesso mi guardo intorno e penso agli assoli di chitarra che suoniamo io e Patrick (Kennison) sul palco, e insomma, per me è lui il mio preferito!
Adoro i suoi assoli e il nuovo disco contiene tanto di questo materiale, che non vediamo l’ora di suonare dal vivo.
Quindi si, penso che siamo NOI il mio gruppo preferito! Può sembrare assurdo ma è così!
Dopo questa piacevolissima chiacchierata con Lita Ford, non ci resta che continuare a seguirla e sognare in attesa del suo nuovo album!!
27 Gennaio 2020